Solo Una Favola

Adoravo vedere l’alba dallo scoglio grande.

Mi sdraiavo sulla pietra fresca che di lì a poche ore sarebbe diventata rovente e osservavo lo spettacolo della natura.Il mare calmo, una superficie levigata azzurra e rosa che luccicava verso il cielo e che mi faceva pensare alla pace.

Il lido dei ricchi era ancora deserto, si sarebbe presto riempito di gente e di voci e a me piaceva osservare da lontano i rituali dei turisti che si ripetevano ogni giorno da quelle parti. L’arrivo delle famiglie, i parei colorati e svolazzanti, gli uomini con le polo eleganti e le ciabatte rumorose, i bambini con i capelli sempre in ordine. Poi cominciavano a spalmarsi creme e cremine, si sdraiavano al sole e sorseggiavano bevande fresche e colorate. E io inventavo storie su di loro e sulle loro vite, mi divertivo a far volare l’immaginazione tra quegli sconosciuti tra un tuffo e l’altro, stuzzicata dal piacere del sole sulla mia pelle.

Poi, una mattina, incontrai Riccardo.

Era alto e atletico, con i capelli biondi e la pelle pallida cosparsa di crema. Era riuscito a salire sullo scoglio con l’intento di tuffarsi ma, una volta in posizione, aveva cominciato ad avere paura.

“Credi sia abbastanza profondo per tuffarsi senza farsi male?” Mi chiese con un filo di voce.

“Certo, io mi ci tuffo sempre da qui”

“Mi fai vedere prima tu?”.

Lo osservai per alcuni secondi. Era sicuramente uno di quei ricchi che spesso guardavo da lontano. Sembrano sempre così sicuri nel loro ambiente, coi loro vestiti perfetti che indossano come divise, come se quelle stoffe definissero la loro identità. Sembrano invincibili quando stanno insieme, nel loro mondo, ma non appena ne escono sono come dei pesci fuor d’acqua, impacciati come se non conoscessero la vita. E invece la conoscono anche loro, solo che in certi ambienti gli insegnano a non darlo troppo a vedere. Le ferite, loro, le nascondono quasi sempre.

“Come ti chiami?”

“Riccardo”, disse tutto tremante. Adesso sentiva freddo e aveva la pelle d’oca.

“Allora Riccardo, ti faccio vedere”.

Mi alzai con agilità e mi tuffai in fondo al mare. Il mare era casa mia. Sapevo camminare sugli scogli senza farmi male, sapevo nuotare con le onde alte, facevo il bagno di notte senza avere paura.

Quando risalii in superficie mi accorsi che Riccardo non era più sullo scoglio ma accanto a me.

“Bravo! Ce l’hai fatta!”

“Mi hai dato coraggio tu”, disse sottovoce e mi prese per mano. Salimmo sullo scoglio insieme e ci stendemmo al sole.

“Se mia madre sa che sono qui con te mi ammazza”

“Perché mai?”

“Non posso parlare con i ragazzini che non sono del lido”

“Capisco, troppo poveri per voi”, dissi io sarcastica.

“Sì, ma io non la penso così. Sei fortissima tu, sembri un delfino quando nuoti”. Aveva un sorriso sincero e le guance rosse che si stavano abbrustolendo al sole.

“Grazie. E posso fare molto di più”

“Sì, magari un giorno ci possiamo incontrare qui di nuovo così mi fai vedere”

“Non hai amici qui?”

“Ci sono gli altri ragazzi del lido ma mi annoiano. I miei genitori mi portano qui tutti gli anni e, quando non mi vedono, scappo sempre su questo scoglio”

“Strano, non ti ho mai visto”

“Beh, questo è normale”.

Sorrise. Poi, il nulla.

Mi ritrovai su un letto d’ospedale. Quando mi svegliai fui accolta dalle grida di gioia dei miei genitori. Mi dissero che molti dei miei amici mi erano venuti a trovare mentre dormivo. Ero caduta dallo scoglio e stavo per annegare. Per fortuna, un pescatore mi aveva trovata e mi aveva portata al pronto soccorso.

“Cos’è questo?” Sul comodino dell’ospedale c’era un quadretto. Era un dipinto che ritraeva un ragazzino biondo vestito da marinaio.

“È un regalo del pescatore. È il ritratto di un ragazzino che veniva sempre qui in vacanza e che andava sempre sullo scoglio da cui sei caduta tu. Era il suo posto preferito in paese. Si chiamava Riccardo …”

“Riccardo?” Dissi mentre i ricordi della giornata sullo scoglio riaffioravano lentamente.

“Sì. È morto qualche anno fa cadendo dalla roccia. Si dice protegga chiunque si tuffi da lì. C’è chi giura di averlo visto, all’alba, come un fantasma che veglia sul mare. Ovviamente, è solo una favola”.

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